lunedì 23 settembre 2013

La recensione di Rush (o del perchè mettersi contro Thor tenda a portarti sfiga)

Sono tornato.

Avevo da fare, abbastanza da fare.
Se questo fare porterà buoni frutti troverò il modo di raccontarvelo senza raccontarvi un cazzo.

Comunque in queste settimane sono anche andato al cinema, a vedere Elysium e Rush.
Su Elysium non sprecherò troppo fiato: bello, non bellissimo...un filo telefonato, un po' un let down dopo un capolavoro assoluto come District 9.
Date a Blomkamp (o come cazzo si chiama) un comic book movie e vediamo che combina.


RUSH.


mammasantissima.
andate a vederlo.
di corsa.
possibilmente non passando per il Nurburgring.

Ron Howard, ancora ce ne fosse bisogno, dimostra che chi tutt'ora lo chiama "il ragazzo di Happy Days" non ha capito proprio una fava.
Un regista straordinario e straordinariamente bravo a raccontare una storia che tutti o quasi conoscono tenendoti ugualmente incollato allo schermo fino all'ultimo fotogramma.
Rush, per chi non lo sapesse, racconta della rivalità leggendaria fra James Hunt e Niki Lauda.
Due piloti e due uomini(soprattutto) agli antipodi: freddo e calcolatore Lauda, ribelle e sfrontato Hunt.
Due uomini le cui parabole sportive e umane finiranno per incrociarsi continuamente in anni in cui, per essere un pilota di formula uno, non bastava essere bravo a guidare...ma era necessario essere folli.
Un mondo che sembra lontano millenni dalla F1 attuale.
Due cavalieri (come dice Hunt alla fine) che si sfidano sfidando, contemporaneamente, un nemico ben peggiore: la Morte.
Ed è proprio la morte il filo rosso che collega le storie che vengono narrate nel film. La morte sfidata,toccata,vinta e infine trionfante (come inevitabile).Attraverso la presenza costante della Morte sullo sfondo delle vicende la narrazione della Vita prende uno slancio irresistibile, il fascino di questi due uomini colpisce,commuove, fa riflettere.
Una storia sportiva diventa in primis una storia umana e in questo Howard è bravissimo a mantenere un perfetto equilibrio nella narrazione.
Il protagonista non è Hunt(nonostante la prima parte del film lo faccia sospettare) e nemmeno Lauda (sul quale, per ovvi motivi, ci si sofferma di più nella seconda parte).
E' protagonista la storia.
La Vita.
La Morte.
Ottimo il cast di supporto, convincente Favino che dà corpo voce e baffi al povero Regazzoni(sua la battuta migliore del film: "Niki...ti capita mai di non essere stronzo?"), bellissima Olivia Wilde (per una volta senza occhi spiritati).
Un capitolo a parte meritano i due protagonisti, i quali svolgono un lavoro superbo su gestualità, linguaggio del corpo, intensità.
Che Daniel Bruhl fosse bravo già si sapeva..ma la vera sopresa qui è Hemsworth, il quale smette i panni(e i muscoli)di Thor e del belloccio senz'anima per dare corpo ad un uomo tormentato e felice per finta, riprendendo nei minimi dettagli tutte le espressioni e i tic del vero Hunt.
Ottimo lavoro Chris..adesso torna in palestra oppure Mjolnir non lo sollevi più.


Insomma, un film da vedere assolutamente e da gustarsi al cinema.
Possibilmente un cinema con un buon impianto audio perchè, se amate le auto e i motori, la pellicola regala vette da assoluta pornografia uditiva ;)

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